ANGELI E DIAVOLI
FABIO FOCARDI
26 gen 2015
ANGELI E DIAVOLI

Una carezza e un pugno. La carezza è per il Royal Baby, il pugno per Papa Francesco. Da quando è entrato nel tunnel di un barocco politico-teologico, Giuliano Ferrara ci va giù duro con la ratio politica alla rovescia.

Infatuato dall’Innamoramento per Renzi, si è esibito in uno spettacolo insolito per la fastidiosa ammirazione dimostrata nei confronti del patto tra Berlusconi e il giovane leader, offerto al pubblico come propulsore fondamentale del cambiamento, del progresso civile e sociale del paese. Ferrara fa appello alla ragione politica e ci porta a pensare, con un disilluso machiavellismo, che la realtà italiana esprima solo questi due personaggi, la cui dinamica positiva spazzerà via il vecchio sistema e ammodernerà tutto. Vecchiume e spazzatura da una parte, dall’altra una coppia vincente, anzi un triangolo, visto il desiderio di esserne il felice cerimoniere.

Subdolo il richiamo della signora Bignardi – patron della serata tv - alla passata esperienza di Ferrara come ministro nel gabinetto Berlusconi; il sottinteso è stato esplicito: nel futuro governo del Nazareno una poltrona per una persona così ci potrebbe stare per compensare le modeste controfigure rappresentate da vari ministri attuali.

Fin qui nulla di strano: una scelta basata sulla ragione formale che Ferrara ribalta e impone coerentemente alla realtà stessa. Un innesto che si vuole germogli e fiorisca come fosse l’unico e l’ultimo. Perché la realtà è un tronco asfittico, incapace di generare alternative da sola e non attende altro che i due (tre?) angeli vivificatori. I due angeli si amano e l’amore degli angeli è vita. Roba da rabbrividire.

Il cambio di clima, la rottura, il pugno è stato invece contro Francesco.

Insomma il comportamento, il linguaggio e la dottrina del Papa non convincono Ferrara. Se il Papa va avanti così - a parlare come il popolo - non ci si può aspettare altro che in futuro scenda dal trono e si mischi alla plebe. Che abbandoni il suo ruolo di possessore della verità, del dogma della fede, e rinunci ad essere un angelo dominatore che interviene – al pari del duo Berlusconi/Renzi -  sulla realtà. Sarebbe una rottura profonda della coerenza dei modelli creati dalla ragione e dalla tradizione, e la caduta dell’angelo, il suo diventare umano. Paradossalmente, si tratterebbe di un amore umano non capace di cambiare la realtà, secondo la logica dell’Elefantino.

Ma Francesco non ci sta a questa trascendenza, sfugge e naviga ai bordi dell’immanenza sapendo - e lo ha detto nell’intervista a Civiltà Cattolica - che la realtà e gli uomini sono capaci di creare da soli il proprio futuro e cammino con una propria razionalità. Pare che la ragione stereotipa di Ferrara non riesca a comprendere nel Papa questa fuga verso il reale, verso la superficie del mondo che, nonostante i suoi innumerevoli problemi, non ha bisogno di angeli che problemi ne creano a loro volta, solo per interesse di una politica barocca come la loro ragione.

Sarebbe importante per Ferrara e per tutti noi, stare e riflettere sulle frasi “incriminate” dette da Francesco e cercare di capirne il senso, cogliendo il percorso che rappresentano, piuttosto che volare verso un laico e stucchevole  apprezzamento di due “poveri  diavoli” che si crede e si vuol far credere siano angeli. A quelli, di certo, Francesco non ha mai creduto.

Se di angeli vogliamo trattare, quelli a cui guarda Francesco sono le moltitudini di coloro che costruiscono la loro strada nella quotidianità di questo mondo.

illustrazione by Dagospia.

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