SFIDE GEOPOLITICHE E AGRICOLE. NEL MEDITERRANEO.
COSIMO LACIRIGNOLA
27 gen 2014
SFIDE GEOPOLITICHE E AGRICOLE. NEL MEDITERRANEO.

Segretario Generale Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Me’diterrane’ens (CIHEAM)

Se il cuore geoeconomico del pianeta si è spostato verso l’area dell’Asia-Pacifico, il polmone dell’attualità geopolitica mondiale resta localizzato nel Mediterraneo dove, tuttavia, persistono numerose incertezze geostrategiche. I processi di transizione politica e sociale, avviati in molti Paesi mediterranei al principio del decennio  2010, saranno lunghi, complessi e molto variegati. Ogni Stato, in una fase post-rivoluzionaria, passa attraverso una transizione specifica, col coinvolgimento di attori locali dai volti più diversi. È giunto il momento di destagionalizzare questa «primavera» araba, modificando un sintagma entrato nell’uso comune in Europa e negli Stati Uniti, ma per nulla confacente ai movimenti che scuotono la geopolitica da quasi tre anni. Malgrado la complessità dell’attuazione di nuove costituzioni e dell’organizzazione del potere, noi dobbiamo continuare a scommettere sulla democrazia nell’intera Regione mediterranea, ricordando quanto questo richieda tempo e perseveranza. Non siamo più in grado di valutare lo scenario di uscita dalle crisi che dominano ancora il Vicino Oriente. Conflitti, tensioni e spostamento di popolazioni potrebbero aggravarsi, generando come effetto primario un aumento dei fattori di insicurezza umana. La povertà e la fame rappresentano le principali incognite di questa equazione. Nel Sud dell’Europa le società versano in uno stato di malcontento e frequenti sono le proteste di piazza. Permane lo stallo economico e le risposte dei governi paiono insufficienti agli occhi di  gran parte della popolazione. I sommovimenti della fascia sahelo-sahariana, che si sono propagati fino al Nord Africa, non sono peraltro di buon augurio per il Mediterraneo. In questo inizio del 2014 tutto lascia presagire che non festeggeremo col sorriso il prossimo anno, il 2015, XX anniversario della dichiarazione di Barcellona. Gli obiettivi prefissati per il Partenariato euro mediterraneo non sono stati realizzati. La Regione non ha raggiunto una più ampia pacificazione sul fronte strategico, né  una maggiore prosperità sul versante economico e tantomeno un’accresciuta tolleranza sul terreno culturale.

L’attuale contesto di mutamenti sociopolitici nel Bacino Mediterraneo ci induce a interrogarci sullo stato delle economie dei Paesi che lo circondano e sulle potenziali leve di sviluppo per la Regione. Il tema dell’occupazione, in particolare delle giovani generazioni, è centrale. Il miglioramento delle condizioni di vita è tra le principali rivendicazioni delle popolazioni afflitte da una precarietà multidimensionale che le espone quotidianamente a una situazione di estrema vulnerabilità. L’accesso all’alimentazione costituisce una variabile determinante in quest’equazione. L’inflazione dei prezzi agricoli sui mercati internazionali e locali pesa sulle finanze pubbliche e sul potere d’acquisto delle famiglie. Così la preoccupazione di assistere alla graduale riduzione della sicurezza alimentare nella maggior parte dei Paesi mediterranei non è mal riposta, a maggior ragione se si considera che il commercio mondiale agricolo è sempre meno stabile in un’era di nervosismo ricorrente, che la dipendenza di alcuni Paesi della Regione è in ascesa e che il mutamento climatico può avere ripercussioni sulle potenze esportatrici. Ma non tutte le aree sono interessate in egual misura dall’insicurezza alimentare e dalla pauperizzazione. In effetti,  il divario della ricchezza è spesso notevole fra le città globalizzate, situate per lo più lungo il litorale e quindi aperte alle dinamiche dell’internazionalizzazione degli scambi economici e le zone rurali dell’interno dove predomina il malsviluppo. Le ineguaglianze sociali e spaziali, laddove si combinano, non conducono ad una stabilità sociopolitica, anzi. É  la ragione per la quale la costruzione di una crescita che sia socialmente e territorialmente più inclusiva appare una priorità assoluta per i Paesi del Bacino Mediterraneo.

L’agricoltura, la sicurezza alimentare, i territori rurali e la sostenibilità delle risorse naturali si pongono al centro del dibattito contemporaneo a livello mondiale e, senza dubbio alcuno, in modo ancor più evidente al centro delle sfide mediterranee. La povertà colpisce circa due miliardi di persone, per la maggior parte fra popolazioni rurali e contadine. Parallelamente, il sovrappeso e l’obesità progrediscono ovunque sul pianeta e ben presto, a livello mondiale, un individuo su quattro  soffrirà di disturbi legati a sovraccarico ponderale. Il problema dell’accesso all’alimentazione e quello della moltiplicazione degli eccessi alimentari si sommano pericolosamente. Inoltre è messa in discussione la sostenibilità dei modelli di sviluppo agricolo. Imparare a produrre diversamente significa produrre nel contempo meglio e con minor dispendio di risorse, ma anche produrre di più qualora questo sia possibile

La crescita demografica è troppo elevata per tralasciare la produzione quantitativa. Infine si conferma una certezza: l’era dell’abbondanza è oramai alle nostre spalle.

Viviamo ora in un mondo di scarsità. Consumiamo troppo e consumiamo male. Produciamo sempre di più in agricoltura, ma il cibo è ripartito in modo ineguale ed è oggetto di immensi sprechi. Tali perdite sono intollerabili. Nei Paesi in via di sviluppo, al termine della raccolta, durante lo stoccaggio e  il trasporto, viene persa una gran quantità di derrate alimentari. Nelle società più opulente è altrettanto elevato lo  spreco alimentare nell’ambito della distribuzione e  sulle tavole dei consumatori. A ciò si sommano  le perdite  di acqua e suolo e l’erosione  della biodiversità, che costituiscono un ulteriore ostacolo per la sicurezza alimentare mondiale e aumentano la pressione sulle risorse. Se non si progredisce  sul versante della lotta quotidiana allo spreco, l’insicurezza alimentare è destinata ad accrescersi. E abbiamo visto precedentemente che le dinamiche geopolitiche, all’opera nel Mediterraneo, hanno contribuito ad amplificare il rischio alimentare e lo squilibrio dell’attività agricola nei Paesi della Regione. Il CIHEAM crede fermamente che le strategie volte a ridurre lo spreco alimentare e a preservare le risorse naturali rappresentino uno degli assi portanti della propria missione di cooperazione. E, d’altronde, tali questioni saranno fra i temi centrali in discussione tra i Ministri dell’Agricoltura dei 13 Stati membri dell’Organizzazione in occasione del loro X incontro che si terrà ad Algeri il 6 febbraio prossimo.

Questi stessi argomenti sono al centro dei programmi sviluppati e animati dal CIHEAM, come «Feeding Knowledge», realizzato nell’ambito della preparazione dell’Esposizione universale che si svolgerà a Milano da maggio a ottobre 2015. Il programma aderisce  agli obiettivi del CIHEAM: produrre conoscenza e saperi, condividerli e proporre la loro applicazione ai decisori politici ed economici della Regione mediterranea. Questa diplomazia scientifica opera a favore del multilateralismo, in quanto il CIHEAM ritiene che solo la cooperazione regionale e il partenariato possano consentire di far fronte alle sfide della Regione. E questa diplomazia scientifica intende, peraltro, combattere ciò che io definisco «lo spreco di conoscenza». Molte ricerche si duplicano, si ripetono o non riescono ad avere l’eco  desiderata nelle sfere decisionali. Ebbene, al CIHEAM spetta il compito di produrre conoscenza utile, innovativa e di ausilio ai governi e agli operatori dello sviluppo.

Il 21 maggio 2014, il CIHEAM celebrerà il  52° anniversario della sua creazione. La storia di questa Organizzazione è legata a quella dell’Europa e del Bacino Mediterraneo ed è andata delineandosi progressivamente e pazientemente in contesti politici, sociali e economici in continua effervescenza. Puntualmente il CIHEAM ha dovuto affrontare eventi regionali che andavano oltre la sua sfera di competenze, ma che, seppur indirettamente, si ripercuotevano su sé stessa.  É stato necessario negoziare dei cambiamenti difficili per portare avanti la nostra azione senza compromettere il mandato del nostro trattato fondatore. Mantenere quest’aspirazione e tradurla in strategia è stato possibile grazie alla determinazione degli Stati membri, delle donne e degli uomini che hanno contribuito a forgiare questa storia. Attraverso le  attività di formazione, ricerca e assistenza tecnica, il CIHEAM contribuisce all’elaborazione di una visione globale, strutturante e attrattiva dello sviluppo nel Mediterraneo. Continueremo a scrivere questa storia, ad attuare i nostri strumenti di cooperazione, a lavorare per l’agricoltura, la sicurezza alimentare, i territori rurali e la pesca. Malgrado le difficoltà del contesto regionale, nonostante le numerose incertezze, lo faremo con la stessa convinzione dell’importanza del dialogo regionale e la stessa passione per il Mediterraneo. É questo il messaggio che io sostengo quotidianamente da anni e che continuerò a portare avanti nei mesi a venire.