SCINTILLANTI KO(J)ONS A FIRENZE
Come occorre fare oggi per una mostra/evento di questo tipo va vista prima sui media/internet poi dal vivo e così ho fatto.
Da Wikipedia
Jeffrey Koons, più semplicemente conosciuto come Jeff Koons (York, 21 gennaio 1955), è un artista statunitense noto per le sue opere di gusto kitsch, che illustrano ironicamente l'american way of life e la sua tendenza al consumismo. Viene inoltre considerato un'icona dello stile neo-pop e riconosciuto fra gli artisti più ricchi del mondo.
Nel corso della propria carriera, Koons si è espresso attraverso l'utilizzo di un'ampia gamma di tecniche, come ad esempio scultura, pittura, installazioni e fotografia, e l'utilizzo di differenti materiali tra cui pigmenti, plastica, gonfiabili, marmo, metalli e porcellana. L'artista viene generalmente definito erede di Andy Warhol e continuatore della pop art. Altro autore a cui viene generalmente associato è Marcel Duchamp, del quale reinterpreta la tecnica del ready-made.
Jeff Koons è un artista (come obbligatorio nel mondo connesso e globale e come anche il suo collega Damien Hirst) molto scaltro.
Questo non vuol dire che non abbia valori e artistici e culturali da esprimere (io lo reputo molto interessante) ma vuol dire che la scaltrezza, in particolare comunicativa, è uno degli elementi della sua arte di cui tener conto. Direi un artista post-kitsch.
Jeff Koons e vari altri (spesso ohimè, ma il discorso si farebbe lungo) hanno compreso che l'iconografia, pop e prima surrealista, è diventata altro, mutando i valori originari e sviluppandoli in icone spesso di forte impatto visuale, presenti quotidianamente nel connettivo delle immagini contemporanee.
Quindi le opere e la creatività artistica hanno traslocato dai luoghi (ampiamente intesi) dell'arte verso quelli ad "alto gradimento" più generali e fruttuosi della moda, della televisione, di internet, ecc. a volte con mutui e fortunati scambi anche di grande interesse e stimolo culturale.
Riassumendo, in estrema e non polemica sintesi, siamo passati dall'arte alla comunicazione.
Il problema di questa mostra di Jeff Koons a Firenze nasce (come per il teschio di Damien Hirst) non dalla qualità delle opere o dalla profanazione (peraltro modesta) dei sacri luoghi dell'arte classica, ma dalla mancata consapevolezza e dalla mancata partecipazione culturale di Firenze (a sua volta opera d'arte e icona globale) a questo fenomeno evolutivo dell'arte e quindi alle opere di Koons esposte in questo contesto.
"L'arte di Koons "approfitta" (in modo legittimo, acuto e divertente) di vari aspetti e possibilità dei linguaggi contemporanei, così come qui approfitta (senza virgolette) di Firenze classica.
Ma Firenze approfitta di Jeff Koons, delle sue opere e della sua notorietà pop&kitsch globale? O meglio: Firenze sa cosa sta facendo e perché è "a letto" a... scopare con Koons? (Cicciolina, signora molto intelligente e sua ex moglie, lo sapeva benissimo)
Quanto ai risultati farei un paragone adatto ai tempi alimentari di Expo: non basta mettere caviale e liquirizia in polvere su un crostone di polenta di raro e antico granturco italiota delle colline delle Murge né per fare un grande chef (ma quanti cavolo ce ne sono!), né per gustare un buon pranzo, né per riempire il ristorante.